Terzo Anello

Si alla delocalizzazione dei call center

C’erano una volta i call center inbound: Almaviva, Assist, Teleperformance, Visiant, E-Care le maggiori aziende italiane di servizi in outsourcing.. Si è proprio così, grandi marchi come Vodafone, Wind, Telecom, Apple tendono a delocalizzare per ottenere costi di gestione più bassi. Albania e  Romania le  destinazioni più gettonate. Si organizzano flashmob e manifestazioni ma intanto è stato modificato  il contratto nazionale  delle TLC , misura che va oltre la questione delocalizzazioni. C’è crisi e quindi si fa un favore agli imprenditori.Si alla delocalizzazione dei call center Come al solito il tutto è passato sotto banco e adesso non esiste più la maggiorazione sulle ore di straordinario, con tacito assenso dei sindacati, figuriamoci!  Quali? Che cosa sono i sindacati? Trade Unions! Macchè, non esistono più, la Tatcher e Regan li hanno eliminati. Adesso più che sindacati li chiamarei unioni dedite al lecchinaggio aziendale.

E c’erano una volta gli interinali da call center, ormai non si vedono più. Il lavoro a tempo determinato non c’è più. Gli Smartphone che offrono l’accesso a internet ovunque vi troviate sono ormai alla portata di tutti e quella famosa milionata di posti  promessa a suo tempo da Silvio Berlusconi è andata sfumando illimitatamente-eeee, come la famosa pubblicità di Vodafone da non molto tempo sui vostri schermi. Roba da bucare il video, da sfondare lo schermo ma non in quanto funziona come commercial!  Il liberismo della legge Biagi ha prima offerto nuove speranze ai giovani precari  che  speranzosi di diventare lavoratori dipendenti a tempo indeterminato, si sono visti definitivamente cancellati dai resoconti previdenziali INPS, poco dopo l’inizio della crisi economica e finanziaria.  Che peccato, in molti si erano recati presso le sedi dell’Inps a ritirare il PIN che ci aveva reso autonomi nel controllare la nostra posizione previdenziale. Quanti sprechi, tante risorse per modernizzare il paese in chiave “computer science” e poi?  Il pin non serve più. Vi potrebbe servire in caso di richiesta del sussidio di disoccupazione se qualche Call Center non fosse riuscito a fare bene il calcolo delle 54 settimane retribuite utili al sussidio di disoccupazione ordinaria.  Molti datori di lavoro “dei call center” infatti puntano a farvi lavorare 53 settimane per farvi risparmiare sulla vasellina, sono brave persone si sa.

E quindi? Si alle delocalizzazioni dei call center, questa sottospecie di lavoro lasciamogliela pure ad albanesi e rumeni. Gli italiani devono svolgere altri lavori, va bene anche andare all’estero per  fare esperienza ed imparare una nuova lingua, ma via dai call center. Non sono razzista, credo che i call center siano un offesa al nostro valore e alla nostra cultura.  Sei milioni di disoccupati in Italia già ci sono, che cosa cambia averne altri diecimila?! Si devono prendere delle decisioni importanti, bisogna avere il coraggio di risolvere i problemi alla radice, di cambiare politica. Lo stato si sentirebbe ancora più responsabile di un disastro perpetrato negli ultimi 20 anni con l’attuazione della legge Biagi e la distruzione dell’articolo 18.  Ma lo stato siamo noi e allora diamoci da fare per un futuro dignitoso senza i call center.Prima che vi chiedano di stipulare contratti di soliderietà con demagogie del tipo “dovete aiutare l’azienda che deve sanare i debiti”, dite si alla delocalizzazione dei call center! Ci manca solo che i lavoratori debbano fare assistenzialismo agli imprenditori, robe da psichiatria pura.

di Flavio Troìa