La seconda stagione di Yellowjackets si fa ancora più tortuosa e ambigua, approfondendo i legami e le relazioni tra chi è sopravvissuto al disastro aereo negli anni ’90 e le loro versioni adulte venticinque anni dopo. Nessuna è uscita indenne o completamente sana di mente: quelle esperienze hanno portato con sé lo strascico dello stress post-traumatico, della paranoia, della sociopatia, dei deliri religiosi e dell’istinto omicida.
La storia si svolge in una baita abbandonata tra le montagne, dove le protagoniste si sono rifugiate. L’inverno è ormai alle porte e la routine di sopravvivenza è rodata, ma il freddo è implacabile e il cibo scarseggia. Shauna è incinta, Jackie è morta assiderata e il figlio dell’allenatore, Javi, è disperso. Il fulcro narrativo della stagione è Lottie, le cui visioni generano fanatismo, creano fazioni e alienano le più scettiche. La suggestione fa interpretare eventi naturali in chiave mistica, rendendo difficile distinguere se le ragazze sono possedute da un’entità maligna dei boschi o se le azioni di crudeltà animalesca di cui si sono macchiate provengano da loro stesse. Anche Lottie è colta dall’incertezza, ma quel misticismo brutale sembra l’unico elemento in grado di dare alle sopravvissute la forza psicologica per superare l’inverno: serve loro qualcosa in cui credere, anche se è un culto primordiale.
La seconda stagione introduce le versioni adulte di alcuni personaggi finora conosciuti solo nei flashback, che si vanno ad affiancare a Shauna, Misty e alle altre nel presente. Queste nuove incarnazioni sono ancora ambigue e sinistre, pronte a tutto pur di proteggere il segreto dei loro trascorsi cannibali. I nuovi episodi si addentrano ulteriormente nel cuore della storia, alternando visioni passate di diffuso e perturbante simbolismo, di violenza tribale e ancestrale, con quelle più realistiche del presente, che vedono il gruppetto delle sopravvissute ricostituirsi.
Yellowjackets continua a fare leva sulla potenza dell’intreccio delle linee temporali, saltando tra flashback e flashforward e mostrando – con un confronto diretto tra azione e reazione – i traumi che hanno segnato le esistenze delle ragazze nel passato e le ferite psichiche che si portano dietro nel presente. La bravura di Lynskey, Ricci e del resto del cast è ammirevole, ma le scene ambientate nel presente non possono essere inquietanti, oscure e seducenti come quelle ambientate nel 1996. “C’era qualcosa là fuori con noi”, dirà a un certo punto una delle ragazze, “O in noi”, aggiungerà dopo una riflessione. La questione del soprannaturale resta la più avvincente, e non vediamo l’ora di averne un altro assaggio.
Yellowjackets è una serie che non teme di esplorare i confini tra horror, thriller e mistero soprannaturale. Con una trama avvincente, personaggi complessi e una suspense incessante, la serie tiene gli spettatori incollati allo schermo, in attesa di scoprire nuovi orrori e segreti che si nascondono tra le montagne innevate. Se sei un amante del genere, non puoi perderti Yellowjackets su Paramount+.